Per fumo passivo si intende l'
esposizione al fumo di tabacco (sigarette, sigari, pipa, ecc.) di una persona non fumatrice che si trova in un
ambiente confinato in cui sono presenti fumatori o in cui si è fumato di recente. In questo caso il non fumatore respira il fumo prodotto dalla combustione della sigaretta più quello che è stato prima inalato e successivamente espirato dai fumatori. Il fumo passivo rileva dunque quale fattore di rischio per la salute delle persone che, pur non essendo fumatori attivi, sono esposte ugualmente ai danni cagionati dal fumo per il fatto di condividere con fumatori ambienti comuni.
Il fumo di tabacco contiene più di 4000
sostanze chimiche, alcune delle quali di marcate proprietà
irritanti ed altre, circa 60, che sono sostanze sospettate o riconosciute
cancerogene. Il fumo passivo è stato catalogato dalla IARC (International Agency on Research for Cancer) come
cancerogeno di 1° categoria; tale classificazione indica che la sostanza in esame è sicuramente cancerogena per l'uomo.
Obblighi del datore di lavoro
La Legge 3/03 ha affermato il principio del divieto di fumo nei
luoghi di lavoro, pubblici e privati. Di conseguenza il
datore di lavoro ha l'obbligo di tutelare la salute dei lavoratori non fumatori dai danni del fumo passivo, apprestando le misure individuate dalla legge, tra cui determinati requisiti tecnici dei locali per fumatori, che devono essere isolati e dotati di adeguati impianti di ventilazione e ricambio d'aria, e la segnaletica relativa al divieto di fumo.